venerdì 23 aprile 2010

Berlusconi-Fini: lo scontro. Il re è nudo?



Che Fini fosse in rotta di collisione col Presidente lo si sapeva già da tempo. Le sue parole d i critica al modus operandi di Berlusconi carpite pochi mesi fa casualmente dai microfoni dei giornalisti ne dettero la certezza. Ma oggi, alla direzione nazionale Pdl, c'è stato di più: Gianfranco Fini in aperto scontro con Berlusconi al punto di chiedersi  quale sia attualmente la vera anima del Pdl. Ma una risposta c'è ed è sempre la stessa.

Dopo le accese discussioni di oggi pomeriggio, il documento di lealtà alla linea politica del Premier e contrario alla possibilità di correnti interne ha ricevuto infatti  solamente 11 voti contrari ed 1 astenuto. Il Pdl è -oggi come ieri- Silvio Berlusconi, Fini e i suoi sono ospiti o espedienti strategici, ormai neanche tanto graditi. Gli 11 dissidenti sono: Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Adolfo Urso, Flavia Perina, Fabio Granata, Silvano Moffa, Andrea Augello, Donato Lamorte, Pasquale Viespoli, Salvatore Tatarella, Cesare Cursi. La soddisfazione e il senso di potere del Presidente del Consiglio dopo il voto sono chiari: "abbiamo lo strumento per sbattere fuori dal partito chi non si allinea alle decisioni".

Fini sottolinea invece la profonda unidirezionalità e univocità di ogni decisione del partito, affermando tra le righe: "Ho detto chiaramente che la minoranza non ha diritto di sabotare, ma di discutere nelle sedi opportune, anche se non ho ancora capito quali siano, visto che quella fatta oggi è stata convocata dopo un anno".

Infine "Il documento è un invito ad andarcene. Ma noi resisteremo" ha dichiarato dopo il voto il finiano Fabio Granata; è quasi una minaccia che sembra mettere in crisi ogni successiva possibile decisione politica posta dalla maggioranza berlusconista. Questa ipotesi è rafforzata dai propositi dei finiani di pochi giorni fa: "Faremo impazzire il premier con una minoranza interna. Trattativa su tutto". Possibile certo, ma grava su Fini e sui suoi 'compagni' una pesante spada di Damocle: l'espulsione del dissidente sancita dal documento approvato oggi a maggioranza.

Il Premier ha certo prevalso in carisma, e non è una novità, ma nel parlamentarismo il carisma non basta, pochi disobbedienti sono comunque pericolosi per ogni maggioranza e probabilmente contagiosi. Ogni successiva mossa del Premier adesso dovrà essere cauta e misurata, il rischio sarebbe spostare parte dei deputati verso l'altro polo magnetico del Pdl, formalmente inesistente certo, ma in realtà chiaro ed evidente a tutti dopo le tensioni degli ultimi tempi.

Il Pdl non è più il partito monolitico che era, c'è una crepa maturatasi nel tempo.  Fini può rappresentare certamente un alleato scomodo da un lato, ma dall'altro potrà essere una speranza per il deputato inascoltato che in futuro si ritrovi non allineato alla linea politica del Premier, ormai vero capo-azienda del Pdl.  Si rischia un logoramento dall'interno.

Sicuramente Fini e i suoi potranno essere espulsi e probabilmente la mossa più azzeccata al momento per la maggioranza berlusconista sarebbe quella di farlo subito, prima di una eventuale propagazione del 'cancro'. Ma le scene viste oggi, lo scontro quasi fisico tra Fini e il Presidente, l' alzarsi in piedi sostendo fermamente le posizioni davanti al direttore generale del Pdl e alla sua platea, sono scene forti simbolicamente, rappresentano la forza e il coraggio di un'idea che mette a nudo il Premier. Un precedente pericoloso in un partito che si regge sul carisma di un solo uomo.



Luca Ciccarese

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