La storia infinita. Ci risiamo:
Berlusconi VS
magistratura. Uno
scontro snervante anche per chi, ormai, non ne è che uno spettatore decennale, uno dei tanti. In questi ultimi anni le inchieste che hanno visto protagonista il Presidente del Consiglio sono state numerose e disparate, da
Mediaset a
Mediatrade, dalla corruzione
Mills al
Rubygate, da
Ciancimino a
Spatuzza. Tra presunte leggi ad personam e rinvii semestrali dei processi in attesa dei giudizi della
Corte costituzionale, la lunga coda di vicende giudiziare di B. si è trascinata silenziosamente. Un'
ombra lunga e nera. Parlamentari e cittadini dell'opposizione hanno invocato le dimissioni, sentendo lesa l'immagine del Paese. Paese ormai eclissato da quell'ombra scura, tanto che il nome futuro del
Pdl - sembra - dovrà essere proprio "
Italia", ironia della sorte. Berlusconi, dalla discesa in campo, non ha fatto che raccontare una lunga, quanto ripetitiva,
favola. Non parlo di promesse elettorali, ma di quelle peculiari
dinamiche comunicative che hanno caratterizzato e contraddistinto il
berlusconismo politico. Cos'è una favola? Non è forse una lettura
stilizzata e
semplicistica del mondo? Una suddivisione netta e stabile tra
buoni e
cattivi, tra
bene e
male, tra lupo e cappuccetto rosso. Dopo diciassette anni di B. sembra quasi ovvia e scontata una visione di questo genere agli occhi della cittadinanza, tanto che buona parte dell'
opposizione ne ha notevolmente risentito, fondando nell'antiberlusconismo la ricetta della propria esistenza e delle proprie alleanze. Anche l'opposizione è stata sconfitta dal
know-how berlusconiano, trovandosi
inglobata nelle sue stesse logiche, trovandosi a combattere con le sue stesse armi. Marchiata a fuoco dal segno di un'epoca che non le appartiene più. La lettura del mondo di cui è portatore B. è tanto univoca, quanto
infantile e semplicistica: la sinistra, i comunisti, i post-comunisti o qualsiasi altro tipo di opposizione costantemente all'origine di ogni male, dall'altro lato il bene che non indietreggia, mai. Una vera e propra
visione del mondo, una visione così totale e completa da sconfinare e dispiegarsi nel potere mediatico, nei modelli "vincenti" della società civile e nello scontro col potere giudiziario. Così totale da affermarsi come
cultura berlusconiana. Quella magistratura che indaghi su esponenti del partito del salvatore, diventa magistratura politicizzata, "
braccio armato" della sinistra. Una
minestra riscaldata che va avanti dal '94. Nelle
campagne elettorali di B. ricordiamo lucidamente grandi e prepotenti manifesti elettorali: "
la sinistra ha messo in ginocchio il Paese. Rialzati Italia". Un po' come il
Cristo che scende tra gli uomini, sconfigge la morte e sancisce la resurrezione con espressioni mitiche quali: "
Lazzaro, alzati e cammina". Naturalmente il ruolo della morte lo fa la
sinistra, duemila anni dopo. Siamo sicuri che la nostra epoca sia allora così laica, logica e
razionale come crediamo? O forse il
mito e la
superstizione si celano costantemente dentro insospettabili involucri? L'ultima visione
mitologica veicolata dalla politica fu, d'altronde, quella proposta da
Adolf Hitler. Inginocchiare i ricchi ebrei, per risollevare una
Germania in piena crisi economica. L'individuazione simbolica dell'ebreo come
male era un punto di riferimento: tutto il
male identificato con il mondo dell'ebreo. Anche la conseguente sensazione di
sicurezza derivante dalla lettura dicotomica di un
noi positivo idealmente condiviso e riconosciuto, che si contrappone a un
loro ostile e avverso, giocava un ruolo primario in una Germania in piena crisi identitaria. Non fu
mitologia questa? Non fu il riscatto dell'
irrazionalità del potere? Eppure ancora oggi la "pancia" surclassa la mente, tanto che
Voltaire rabbrividirebbe: "
Signora, cosa ne pensa degli ultimi scandali del Presidente?" - "
Guardi, che le devo dire su queste cose, a me sta simpatico".
B. propone una visione del mondo duale, rassicurante e sorridente, B. sa quali sono i problemi e chi ne è la causa. La
favola di B. è quella delle toghe rosse, del giornalismo "fazioso", del finiano traditore venduto al nemico, degli studenti rossi e fannulloni, del complotto internazionale delle sinistre, dell'amore che
vince sempre contro l'odio. La favola di B. non risparmia nemmeno
Napolitano, definito mesi fa come uomo "storicamente di sinistra". La favola di B. racconta anche la
Costituzione italiana, a modo suo: una serie di fogli di carta e inchiostro dotati di vita propria e di ideali politici, non ci crederete, di sinistra. La
narrazione mitologica di B. è destinata a
continuare, specie in questo periodo di polarizzazione dello scontro. Non sembriamo avvertirla più questa narrazione, quasi assuefatti e ammaliati dalle parole di un
cantastorie sempre sorridente. Eppure l'Italia conobbe anche il
compromesso storico di
Berlinguer e il bene comune, conobbe
Pertini e il senso dello Stato. Oggi se ne dimentica e si accontenta; e allora, trascinata in un vortice di polarizzazioni, si abbiglia di
bianco e di
nero, al di là di ogni possibile sfumatura. Si rassicura entro una antica, dualista lettura del mondo: buoni e cattivi.
L'
opposizione si ritrova
trascinata nella narrazione. Risente del successo avversario e si abbassa al suo livello per combatterlo, tanto che l'
antiberlusconismo diventa cemento ultimo e unico di vaste coalizioni, e infine
mito, anch'esso; ma la favola è già scritta e la racconta ormai da diciassette anni il nostro B.
cantastorie, che, d'altronde, ha già deciso il
finale: l'amore vince sempre sull'odio, cappuccetto rosso sul lupo. L'opposizione non può vincere
se sta al suo gioco,
confinata in una favola, poichè - a scapito del nome - la parte di cappuccetto rosso è già stata assegnata. Dal 1994.
Luca Ciccarese
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