sabato 8 gennaio 2011

Se il dollaro muore: default e amero

Debito pubblico Usa
Tim Geithner, attuale segretario al Tesoro Usa, ha pronunciato oggi, e in veste ufficiale, un termine bruciante, appuntito, scomodo, inaspettato. Default. Certo, di parole se ne dicono, ma è pur vero che già da tempo una larga fetta di economisti da dietro la scrivania metteva in guardia il popolo americano; e quello europeo, di riflesso. E in guardia da cosa? Dal crac definitivo, dalla crisi monetaria vera e propria, il crollo del dollaro americano, l'iperinflazione. Il default della superpotenza americana. Geithner ha confermato i grafici degli economisti del malaugurio con una semplice parola, default. Gli Usa stanno per abbattere la soglia dei 14,3 miliardi di debito pubblico, equivalente al 99,3% del Prodotto Interno Lordo americano. Debito pubblico che dal 2008 sta aumentando vertiginosamente. Per il segretario Geithner diventa oggi assolutamente necessario approvare una legge per alzare il tetto massimo del debito federale, autorizzando il Tesoro a emettere più titoli, per finanziarsi. In caso contrario dice Geithner "il danno sarebbe catastrofico, la solidità dei buoni del Tesoro sarebbe a rischio, così come il ruolo del dollaro come moneta di pagamenti internazionale". In caso contrario default. La soluzione allora c'è, si dirà. Nonostante essa sia comunque un palliativo, il rischio che la strada mostrata da Geithner non venga intrapresa permane. Permane da dopo la sconfitta del novembre 2010, nella quale la maggioranza democratica di Barack Obama si è notevolmente ridimensionata a favore di una maggior presenza del partito repubblicano nella Camera dei deputati. Tra i repubblicani serpeggiano tendenze autodistruttive e irrazionali che un economista come Bruce Bartlett tratteggia in poche frasi: "Molti integralisti della destra s’illudono che basti non alzare il tetto legale del debito, e d’incanto lo Stato sarà costretto a ridmensionarsi. Da quando questi fanatici sono entrati al Congresso la prospettiva di un default degli Stati Uniti, per quanto resti improbabile, non è più impossibile". Un crac piuttosto che il Welfare obamiano, un default piuttosto che lo statalismo. Si giunge ad invocare un vero e proprio 1929 che serva da lezione al "socialista" Obama, l'Apocalisse, la catarsi purificatrice che frantuma lo Stato e il suo ruolo pubblico. E mentre Geithner parla di default, tra i repubblicani neoliberisti si alzano voci opposte: “E’ ora che impariamo ad amare l’idea di una bancarotta sovrana degli Stati Uniti." Per il neoliberismo l'intervento statale in economia è solo un peso, tanto vale buttare via il bambino con l'acqua sporca, tanto vale straziare lo Stato. Intanto il debito americano è oggi detenuto in buona parte dalla Cina, che si pone così anch'essa a rischio innanzi alla possibilità di insolvenza e di crac del popolo statunitense. Cina che attualmente sembra intenzionata anche ad acquistare il debito pubblico di paesi come la Spagna, salvandoli certo, ma attendendo il logico tornaconto.
Il debito statunitense è mostruoso ed è stato possibile evitare un crollo negli anni grazie al signoraggio del Tesoro usa su scala mondiale, dato il ruolo di primo piano del dollaro nei mercati internazionali. Washington ha infatti ancora il privilegio imperiale del signoraggio, il privilegio di stampare una moneta che il resto del mondo accetta, seppur a malincuore. Se l'euro, lo yen o qualsiasi altra unità monetaria avessero sostituito il dollaro negli scambi internazionali il crac sarebbe già avvenuto da tempo. Probabilmente allora default o fine del dollaro sono storicamente inevitabili, ma quali saranno gli scenari possibili? Chi potrà ricavarne profitto, chi ne pagherà le conseguenze?
Dal 2006 si era iniziato a parlare dell' amero, valuta figlia del dollaro. Non si trattava di fantapolitica o esopolitica, già un anno dopo furono stampati negli Usa 800 miliardi di amero e inviati in Cina. Nell'ombra. Il debito obbligazionario statunitense nei confronti dell'impero cinese era di ben 2,5 trilioni di dollari; meglio portarsi avanti col pagamento. In quegli anni l'amministrazione Usa era repubblicana, G. W. Bush progettava un'unione nordamericana simile alla Ue che unisse Canada, Usa, Messico (NAFTA) con una nuova valuta post-dollaro, l'amero. Il predecessore al Tesoro di Geithner, il repubblicano Henry Paulson, intanto continuava a tenere la carica cercando di obbligare il popolo americano a darsi l’ ultimo colpo verso il suicidio portando gli Stati Uniti alla bancarotta totale non lasciando agli americani altra possibilità se non quella di scaricare completamente un dollaro USA ormai praticamente privo di valore, per rimpiazzarlo con l’amero.
Dove voglio arrivare? Questo accadeva nel 2008. Oggi la volontà di governo è diversa, Geithner -democratico- spinge per evitare la bancarotta e il caos economico e sociale del Paese, ma la maggioranza democratica alla Camera si è sfaldata da novembre. Cosa dobbiamo aspettarci? Se la legge invocata da Geithner venisse bocciata dai repubblicani non ci sarebbe scampo. Crollo. Un crollo di cui risentirebbe anche l'Ue. E come avverrà? Le fasi potranno essere diverse.
Il governo americano decreterà il suo default finanziario, il ministero del tesoro Usa dichiarerà una "causa di forza maggiore": questo comporterà un disconoscimento del gigantesco debito pubblico in dollari Usa. A quel punto il dollaro non varrà più nulla, tutti cercheranno di liberarsene e dunque sarà demonetizzato dal ministero del Tesoro americano, non sarà più una moneta. Chiunque abbia beni, crediti o debiti in dollari si ritroverà assolutamente spogliato di tutto.Carta straccia. Solo allora potrà ricomparire, come un fiume carsico e opaco, l'amero. In una situazione di disperazione socio-economica i grandi banchieri mondiali potranno offrire di convertire il dollaro in amero ad un cambio sfavorevole ai cittadini. Ad esempio US$ 1,00 per amero 0,10 (90% svalutazione del dollaro). Da un lato avremo una truffa senza precedenti in una situazione socio-politica da guerra civile e in cui probabilmente vigerà la legge marziale. Dall'altro lato l'enorme debito obbligazionario verso la Cina sarebbe pagato giusto da quegli 800 miliardi di amero inviati già nel 2007, basterà solo aspettare che l'amero risorga sulle ceneri del dollaro. Se la Cina premerà per il pagamento totale in triliardi di dollari, potrà accontentarsi solo di carta straccia ormai, prendere o lasciare. Reset, il banco vince.

Luca Ciccarese

1 commento:

  1. E chi gli fara' piu' credito dopo?
    Certo non io.
    E' come dire che uno non mi paga e fallisce, poi un minuto dopo cambia ragione sociale e pretende che io continui a finanziarlo?

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